Loggia

Official Web Site

www.heredom1224.it

giovedì 25 febbraio 2016

Il segreto delle nozze del papà di Re Salomone. La risposta di Mauro Cascio e Federico Pignatelli alle cinquanta sfumature di grigio


La copertina del libro, in uscita a Marzo per l'editore Tipheret

Quante sono le sfumature di grigio? Secondo la tradizione ebraica sono novanta. Novanta del resto è il valore numerico che si ottiene sommando il valore della lettera mem, con quello della lettera nun nella parola man che vuol dire manna. La radice-porta Mem-Nun è la più ricca di significati di tutta la lingua ebraica, ed è presente in parole riconducibili a ben 22 significati diversi. Questo rappresenta il suo essere Re (Melekh) dell’ebraico e la grande fertilità (Maim, acqua). Novanta peraltro è anche il valore numerico della parola Jachin, il nome della colonna di destra del Tempio di Re Salomone.
Ecco perché e in che senso l’iniziativa editoriale curata da Mauro Cascio e Federico Pignatelli è una sfida alle ‘cinquanta’ sfumature di grigio, il best seller della letteratura erotica: la prima edizione italiana de «Il segreto delle nozze di David e Betsabea» che include anche un trattato sui colori.
Sfida doppia, perché anche nel libro di questo grande filosofo ebreo del tredicesimo secolo si parla di sesso. L’unione tra lo sposo e la sposa è il luogo deputato di una ierofania, cioè un posto dove si rivela il Sacro.
Non dobbiamo affatto pensare che il sesso nel sacro sia un’intuizione solo ebraica. Forme di trascendenza dell’amore profano sono presenti ovunque, in Occidente come in Occidente, dal Tantra al taoismo cinese, da Aleister Crowley a Giuliano Kremmerz. Scrive Fausto Antonini riferendosi all’opera di Julius Evola: «Secondo me in ogni bambino che rinasce, rinasce un Reich, rinasce un Evola, rinasce cioè la possibilità, subito soffocata naturalmente però, di una vita che affidi a un istinto collegato con lo spirito, che è lo spirito stesso, lo sviluppo, la scoperta, la crescita e l’espansione della vita stessa. Badate: ogni scalino che conduce all’amplesso cosmico, all’am- plesso assoluto, all’amplesso continuo, è tagliato. Lo sapevano i Fedeli d’Amore, i poeti del ‘dolce stil novo’, lo sapeva Dante Alighieri, lo sapeva Oscar Wilde, che non si può tagliare lo sviluppo già precostituito nell’inconscio che dall’approccio porta all’amplesso. Del resto il colpo di fulmine, la Greta Garbo che incontra lo sguardo del bell’ufficiale e da quel momento nasce un amore irresistibile, il fascino di Marlene Dietrich, donna – poi si è saputo – tutt’altro che femminile, come a me del resto appariva, in Angelo Azzurro, che scatena l’uragano nel povero professore affascinato e distrutto, lo conoscono tutti coloro che riprovano le sensazioni che descrive Platone nel Fedro: inutile ricordare ancora una volta che i grandi amori della storia occidentale, Paolo e Francesca, Otello e Desdemona, Giulietta e Romeo, Abelardo e Eloisa, finiscono tutti male, perché l’Occidente ha maledetto l’amore nelle sue espressioni complete. Tutto è falso, tutto è mistificato. Il corteggiamento più accolto è quello più brutale, anche se criticato; il corteggiamento in fondo non esiste più. Lo sfioramento di una mano sull’altra può essere a determinare un orgasmo, come il pompaggio continuo dell’atleta del sesso può determinare soltanto nausea. Ma è l’animo diserotizzato, è l’animo in cui è stato spaccato sesso e sentimento. [...] La vera repressione dell’Occidente non è la repressione del sesso, ma la repressione dell’unità tra sesso, sentimento e amor sacro». Il resto è poesia d’Occidente da recitare quasi a memoria.
Mauro Cascio, filosofo pontino, è autore di una ventina di libri e ne ha curati più del doppio, introducendo in Italia, tra l’altro, autori come Constant Chevillon, Martinez de Pasqually, Jean-Baptiste Willermoz, e traducendo opere di Oswald Wirth e Louis-Claude de Saint-Martin. Infaticabile operatore culturale, ha vinto due anni fa il Premio Nazionale di Filosofia, e ha organizzato decine di incontri prestigiosi, dalla Biblioteca del Senato a Roma (con Rocco Buttiglione) a Torino (con Gianni Vattimo), presentando i suoi lavori anche all’Università di Oxford.