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mercoledì 8 febbraio 2017

C’è vita dopo la vita? Il dibattito


Leo Taroni, Sovrano Gran Commendatore del Rito scozzese




C’è vita dopo la vita? Perché ci si reincarna? Quante volte? Accade a tutti? L’esperienza terrena è una fase dell’evoluzione spirituale della coscienza umana? Questi i temi tanto affascinanti quanto controversi discussi durante il XII convegno nazionale organizzato a Roma dal Rito Scozzese Antico e Accettato (Rssa) per la giurisdizione massonica italiana.



  Il professor Corrado Balacco Gabrieli



I relatori, ciascuno con fatti ed esperienze differenti, hanno provato a spiegare che una vita oltre la vita, o le vite vissute, potrebbe esistere. Nel dubbio, chi può dire il contrario? Ognuna di queste esistenze si intreccia in maniera indissolubile con la precedente con un preciso significato: riparare le cattive azioni, portare avanti un ‘progetto’ di vita lasciato incompiuto. Assolta questa funzione lo spirito ascende progressivamente verso la sua origine celeste.

Una ricerca sociologica evidenzia che sono in continuo aumento i credenti e gli atei che dicono di credere alla reincarnazione, pur nella diversità dei contenuti. Lo ha riferito il sociologo/sacerdote Luigi Berzano, accademico all’università di Torino, secondo il quale “la reincarnazione è una credenza in crescita in tutte le ricerche sociologiche sulle religioni e si espande dentro e fuori le Chiese, sfidando i divieti e le condanne in particolare dei magisteri cristiani. Essa non è più considerata soltanto la continuazione delle spiritualità asiatiche, delle forme celtiche e greche sapienziali o delle correnti di pensiero dal Settecento in poi, ma rappresenta una delle dimensioni più significative della religiosità postmoderna newager”. Ed ha precisato che la reincarnazione “non è l’incarnazione della quale parlano i catechismi delle Chiese cristiane, ma è un nuovo e inatteso campo di ricerca esplorato dai sociologi delle religioni in quanto ricco di indicatori dei nuovi stili di vita degli individui postmoderni’.

Il giornalista e scrittore Roberto Giacobbo, autore di libri e puntate televisive sull’aldilà, ha invece portato – all’attenzione del numeroso pubblico intervenuto – storie vissute narrate durante il suo programma Rai ‘Voyager’. Esse proverebbero le tante esperienze che aspettano ognuno di noi attraverso i racconti – per esempio – di chi conserva memoria di una vita precedente o segni visibili sul proprio corpo. “Gli scienziati di tutto il mondo – ha spiegato – lavorano per trovare le risposte sulla fine della nostra vita ipotizzando un seguito in un’altra dimensione. C’è chi definisce rituali ed immagina destinazioni successive per lo spirito per il quale si tenta di trovare il luogo dove risiederebbe l’essenza vitale di ciascuno. Oggi questa ricerca continua in maniera incessante con nuove teorie e testimonianze, strumenti scientifici ed esperimenti”.

È il caso di una recente scoperta di due scienziati, l’americano Stuart Hameroff e l’inglese sir Roger Penrose, esperti di fisica quantistica, i quali dicono che si può dimostrare l’esistenza dell’anima perché in caso di morte fugge dal cervello. Cosa significa? L’anima umana – sostengono – è una delle strutture fondamentali dell’universo inserita in microstrutture (microtubuli) contenute nei nostri neuroni, la cui esistenza è dimostrabile con la fisica quantistica. Vale a dire che – secondo Hameroff e Penrose – con la morte fisica, le informazioni quantistiche che compongono l’anima non vengono distrutte, ma abbandonano il sistema nervoso per essere riconsegnate all’universo. Questa teoria scientifica si avvicina molto alla concezione orientale dell’anima. Infatti, l’induismo ed il buddismo credono che l’anima sia parte integrante dell’universo ed esiste al di fuori del tempo e dello spazio. Anche il cristianesimo insegna che l’anima è immortale.

“Quando si tocca questo argomento, quasi tutti provano ad evitarlo oppure ci si affida alle soluzioni proposte dalle religioni – sottolinea Leo Taroni, Sovrano Gran Commendatore del Rito scozzese – che ci rassicurano con i loro paradisi a coronamento di una vita onesta e retta. Ma – e non in contrapposizione – con tali soluzioni chi percorre con convinzione una vita iniziatica come quella insegnata dalla massoneria del Grande Oriente e dal Rito scozzese, in particolare, impara a porsi di fronte all’ineludibile trapasso con nuova consapevolezza: la morte porta verso un cammino irradiato dalle luci della sapienza, bellezza e forza”.

La scrittrice e sensitiva Ginella Tabacco – durante l’incontro del Rsaa – ha invece sottolineato che dalla sua esperienza ormai ventennale di sensitiva emerge di non poter escludere l’esistenza dell’oltre. “Per molti anni – ha spiegato – mi sono dedicata alla ‘consolazione’ di innumerevoli persone prostrate a causa di un lutto dopo aver, io stessa, sperimentato la medesima sofferenza. Attraverso i numerosissimi messaggi ricevuti durante le invocazioni, la speranza dell’oltre è divenuta certezza”. Durante il suo cammino spirituale, la Tabacco ha incontrato Gustavo Rol (sensitivo torinese passato all’oltre nel 1994), mai conosciuto in vita, che è divenuto – da quel momento in poi – la sua preziosa guida. “Sono ormai certa della pluralità delle esistenze che ciascuno di noi ha, per quanto riguarda la mia precedente vita ho avuto modo di sperimentarla quando Rol mi ha definita ‘mia nuova e antica amica’, spiegandomi successivamente il significato di ‘antica’”.

Insomma, pare che esista un nesso costante tra le cose avvenute, che avvengono e in divenire. Esse sembrano indipendenti tra loro, ma – sottolineava Rol – sono “nello stesso tempo dipendenti”. Alla domanda sulla natura psichica dei suoi esperimenti, egli rispondeva che era la sua “psiche a far da grondaia allo spirito”. Uno spirito, quello dell’uomo, “troppo grande perché lo si possa confinare in uno spazio e in un tempo così ristretto come quello che un corpo fisico vive dalla nascita fino alla morte”. Uno scettico uomo di scienza di fronte agli esperimenti ‘riusciti’ di Rol (ad esempio la lettura di libri chiusi) fu costretto suo malgrado – non potendo conoscere il trucco (ove ci fosse) e trattandosi di una manifestazione dello spirito intelligente – ad accettare – riferiva Rol – l’esito favorevole dei medesimi, motivando che non poteva ammettere l‘esistenza di uno spirito dal momento che la creazione non è stata ancora confermata.

Dopo i saluti di Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, i lavori sono stati conclusi da Corrado Balacco Gabrieli, che ha ricordato le parole di padre Magni, gesuita, secondo cui l’uomo è fatto di materia (energia composita) e spirito (energia pura). “La prima si dissolve – ha detto – la seconda è indivisibile e ciò che non può essere diviso è dunque eterno e inevitabilmente tenderà a ricominciare. Ad ogni Big Bang seguirà un Big Crunch e questo per l’eternità”.

C’è da crederci? No? Mi piace l’idea che ‘… nulla si distrugge e tutto si trasforma’.

Cos’è il Rito scozzese antico e accettato (Rsaa)

E’ l’intellighentia del Grande Oriente d’Italia. Esso è l’unico depositario della tradizione e filosofia perenne nata millenni orsono (la tradizione la fa risalire ai tempi dei Veda upanishad) e arrivato fino all’attuale istituzione massonica e soprattutto scozzese come un percorso gnostico in parallelo alla religione tradizionale. L’origine del Rito risale al 1.300 quando – racconta la tradizione – in Scozia un gruppo di templari sfuggiti alla persecuzione di Filippo il Bello ripararono a corte di re Giovanni Brus I, in conflitto con l’Inghilterra. È un’istituzione internazionale riconosciuta in circa 140 Paesi.