di Paolo Callari
La proposta di riflessione è il discernimento fra lo stato mentale immanente, proprio del filosofo, e quello trascendente, proprio del mistico.
Mettiamo la punta del compasso sulla parola Rito.
Rito, secondo l’enciclopedia Treccani, ha come esegesi la parola greca aritmos, che è numero, che è il sanscrito Rta, da cui origina la parola Torah, da cui deriva la parola Verità: quid est Veritas ? est vir qui adest.
Rito, peraltro, è ritmo, è l’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, è il tempo dell’armonia, dell’accordo, è la musica che accoglie la forma letteraria conosciuta come salmo.
Da appassionato di Filosofia della Mente e di strategie di psicoanalisi fondate sul mutuo aiuto, in sperimentazione da noi in Italia, finanziato dal C.N.R. con il nome di modello del Dialogo Aperto, già operativo da trenta anni in Finlandia, la cui paternità spetta a Jaakko Seikkula che lo utilizza fin dagli anni sessanta, voglio specificare, come il rischio per chi precipita nel disturbo ossessivo compulsivo delle condotte magiche da ritualità, che nulla hanno a che vedere con la razionalità della poesia del salmo come canto d’amore verso l’Eterno o come sfogo contro il nemico, la più bella poesia scritta dal genere umano che è “Il Cantico dei Cantici”, sciupano l’orizzontalità della relazione affettiva in una presunta verticalità della mistica che potrebbe rilevare soltanto una collisione con il mondo circostante in quanto non bastevole alla personalità border line che vuole impegnare spazi infiniti piuttosto che accontentarsi dei limiti imposti da madre natura.
Come si può notare, la digressione è un anello aperto, come ci insegna la Filosofia della Mente, è un prodotto assimilabile ad una sollecitazione del nervo ottico, con le metodologie della programmazione neuro linguistica, atto ad essere da sfondo al contrasto delle riflessioni di discernimento che genererà per le tematiche in esso contenute.
Per quanto mi riguarda la Filosofia della Mente e la Programmazione Neuro Linguistica mi affascinano più della rischiosa mistica che, spesso, altro non è che l’acclararsi di un disturbo cognitivo comportamentale inclusivo della ripetizione ossessiva di formule e preghiere.