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giovedì 20 ottobre 2016

Repubblica70 e i massoni nella Costituente. Randolfo Pacciardi


“(…) Garibaldi e Mazzini hanno dato all’Italia il gusto eterno della gloria. Ma non più della gloria mendace, delle guerre, delle conquiste, della potenza, degli imperi. La gloria bensì delle libere istituzioni civili, delle competizioni nell’arte e nella scienza, nei traffici e nel lavoro, nelle missioni e iniziative. Salutiamo in questa fede la lacera bandiera che risorge dai nostri spasimi e dai nostri lutti per portare nel mondo la gloria civile dell’Italia repubblicana (…)”. Così si esprime Randolfo Pacciardi il 16 giugno 1946 al Campidoglio per l’inaugurazione della Repubblica italiana. Era appena stato eletto nell’Assemblea Costituente insieme a tanti altri compagni di lotta antifascista. Chi in Italia e chi, come lui, all’estero. Tutti portavano i segni dell’impegno incondizionato per le libertà e tanti, come lui, erano massoni. Pacciardi era entrato nel Grande Oriente d’Italia il 26 agosto del 1919 nella Loggia Ombrone di Grosseto.
Mazziniano, repubblicano e antifascista, Randolfo Pacciardi inizia la sua formazione in gioventù, con Giovanni Conti, altro repubblicano e massone, vicepresidente della Costituente, e la sua opera continua lungo il secondo dopoguerra seppure marcata dai contrasti di posizione con gli amici della prima ora. Pacciardi, focoso e appassionato, nell’ultima parte della sua vita, viene emarginato dal mondo della politica e dimenticato dagli organi d’informazione. E se la sua storia massonica, legata soprattutto all’antifascismo esule durante il regime, è documentata in numerosi saggi – pioniere di studi è lo storico Santi Fedele, attuale Gran Maestro Aggiunto del Grande Oriente d’Italia – la sua vicenda umana e politica, oltre a essere raccontata nelle sue opere scritte, è racchiusa in un corposo fondo di carte dell’archivio storico della Camera dei Deputati.
Randolfo Pacciardi nella celebre rivista statunitense "Life"
Randolfo Pacciardi nella celebre rivista statunitense “Life” degli anni Trenta
L’archivio privato di Randolfo Pacciardi è stato donato alla Camera il 10 gennaio 2010. Comprende autografi, dattiloscritti e materiali a stampa che documentano l’attività parlamentare, governativa e pubblicistica dello statista che fu deputato dalla I alla IV legislatura della Repubblica e Ministro della Difesa dal 1948 al 1953. Il materiale racconta le sua passione per la politica e la sua militanza nel Partito Repubblicano Italiano, di cui fu più volte al vertice, con l’esperienza della “Unione Democratica per la Nuova Repubblica”, e poi il ritorno nella direzione nazionale del suo vecchio partito. Nelle carte c’è l’entusiasmo del grande combattente, anche nel campo militare come bersagliere decorato nella Grande Guerra e al comando del Battaglione Garibaldi nella guerra di Spagna contro i franchisti.
L’archivio di Randolfo Pacciardi costituisce l’attestazione non solo della sua intensa e complessa attività politica, professionale e intellettuale, ma anche della fitta rete di rapporti, privati e ufficiali, intrecciati nel corso della sua lunga vita. Del resto, se è vero che i suoi incarichi e interessi lo portarono a creare relazioni con importanti esponenti della cultura e della politica in tutto il mondo, è altrettanto testimoniato che Pacciardi non si negò al colloquio con i semplici cittadini che lo sollecitavano al dialogo sui temi politici e culturali.
Dalle carte dell’archivio emerge il quadro nitido dell’ambiente politico e culturale di decenni di storia d’Italia in cui l’uomo e il massone Pacciardi vive e opera secondo ideali, valori e principi legati in modo inscindibile ai grandi padri della patria. Valori e principi che lui non ha mai mancato di far sentire, pur negli altalenanti alti e bassi della sua vicenda umana, nella vita reale del Paese. Quando morì il 14 aprile del 1991, all’età di 92 anni, il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, decretò per lui i funerali di Stato.
È opinione comune che Pacciardi sia stato celebrato più all’estero che nel suo paese. La Massoneria del Grande Oriente d’Italia lo ricorda con una loggia a suo nome a Giuncarico, nel grossetano, dove nacque.