“Massoneria nel Belice – Partanna e la sua storia 1907-1921” è il titolo del libro dell’ingegner Stefano Cascio, partannese doc, in pensione da due anni, che vive a Campobello di Mazara, che così dichiara: “Ho scritto un libro che parla dei massoni partannesi dal 1907 al 1921, tutti facenti parte della loggia che si chiamava Giuseppe Mazzini. Parlando di quei massoni, faccio anche la storia di Partanna di quel periodo”.
Un amico lo ha definito “un amatore delle vecchie carte”, un grande conoscitore della storia del suo paese e indubbiamente un uomo curioso, metodico, visto il lavoro certosino svolto per ricostruire un pezzetto di storia belicina, per molti sconosciuta, contenuta nella sua opera di spessore. La Redazione di Castelvetranonews lo ha intervistato (articolo di Francesca Caprarotta).
Scrive da molto? “Scrivo da moltissimo tempo, alternando manuali tecnici per ingegneri, geometri, architetti, ecc. a testi di carattere storico. Il primo testo di carattere storico risale al 1977 quando pubblicai Partanna nel 700 attraverso i manoscritti del sacerdote Mendolia. A seguire Dei Mulini e delle Gabelle: Le gabelle ed i mulini da cereali a energia idraulica nella Sicilia occidentale. I manuali tecnici pubblicati, ristampe comprese si aggira attorno a 20, per i tipi della Flaccovio e della Grafill”.
La “tradizione” di Scontrino a Trapani, la massoneria ai tempi di Garibaldi, Mazzini. Quanto ha influito sulla storia della nostra Sicilia? “Il libro di cui parliamo tratta del periodo storico dal 1900 fino al 1921. Della “Scontrino” non saprei che dirle oltre quello che riportano i giornali, e quindi Lei, essendo del mestiere, credo ne saprà moltissimo, sicuramente più di me. Per quanto attiene Garibaldi, Mazzini e la storia della Sicilia, credo che Lei si riferisca all’epopea risorgimentale. La storiografia è divisa nettamente in due tronconi: una apologetica della massoneria e l’altra altamente denigratoria. L’unico dato certo, oramai storicamente consolidato, è che la massoneria inglese ha finanziato l’impresa dei “Mille”. Singoli episodi di storia locale che vedono coinvolti singoli massoni, possono avere importanza per la storia del luogo, come per esempio Partanna, Salemi o Castelvetrano, ma nel contesto nazionale potrebbero perdere di significato”.
Come ha scoperto la presenza di una loggia a Partanna? “La scoperta dell’esistenza, nei primi anni del 1900 di una loggia massonica a Partanna, è avvenuta quasi per caso sfogliando un giornale dell’epoca che si pubblicava a Partanna: “Il Pensiero dei liberi”. La Rispettabile Loggia Giuseppe Mazzini fu fondata nel 1907 e fino al 1921 se ne ha notizia nella “Rivista Massonica”, di cui riporto nel libro alcune immagini”.
Ha trovato fonte per il suo libro in persone e/o in quali libri in particolare? “Esiste in merito una mole enorme di documenti. Oltre tutti i numeri de “Il Pensiero dei liberi”, l’Archivio di Stato di Palermo e l’Archivio Storico di Partanna. Per i libri in particolare “Palermo” di Cancila, “La massoneria nella provincia di Trapani” di A. Gualano, il libro “Vito Cusumano” di Francesco Saladino e moltissimi altri”.
Parliamo di anni particolari, dalla belle epoque alle avvisaglie del fascismo. Quali erano le condizioni di Partanna e paesi limitrofi all’epoca? “La vita a Partanna, come in quasi tutti i comuni rurali belìcini, agli inizi del 1900 era abbastanza dura. Analfabetismo dilagante, mortalità infantile altissima, strade di collegamento tra i vari comuni quasi inesistenti, febbri malariche diffuse… meglio, molto meglio oggi”.
A Partanna esisteva un movimento per gli operai? Partanna era comunista per certi versi? “Le prime avvisaglie di una presa di coscienza dei lavoratori si ebbero con i gloriosi Fasci Siciliani nel periodo 1892-1894; anche a Partanna si ebbe la fondazione del Fascio. Successivamente, con la formazione del Partito Socialista e poi di quello comunista le masse operaie vi trovarono collocazione. A Partanna si ebbe nel novembre del 1920 la prima amministrazione socialista. Sindaco venne eletto Vito Bruscia”.
È vero che nel suo libro e tramite le sue ricerche è pervenuto a nomi eccellenti della Partanna di quell’epoca aderenti alla loggia? “Nel periodo considerato (1907-1921), molti appartenenti al ceto medio partannese – professionisti vari, un professore universitario, un deputato, vari consiglieri comunali e sindaci – aderirono agli ideali massonici e fecero parte oltre che della loggia di Partanna anche delle logge di Marsala, Trapani e di Palermo”.
Come mai fu scelto il nome di Mazzini? “Non saprei dirle. Non ho trovato niente in merito.”
Chi era il gran maestro? “Negli anni in cui la loggia era attiva si sono succeduti diversi Maestri Venerabili. I nomi riscontrabili in maniera documentale sono: dott. Giuseppe Cuttone, avv. Giliberti , tutti riportati nelle pagine 94-97 del libro. Della Loggia di Partanna si incominciano a perdere le tracce a partire dal 1920, credo a causa del clima di violenza che si stava instaurando. La loggia di Partanna, credo, ne sia stata molto probabilmente danneggiata”.
Partanna ha tratto beneficio da questa mano invisibile? “La ‘mano massonica’ cui Lei allude, in quel periodo e a Partanna non era per nulla invisibile, anzi. I massoni partannesi hanno avuto scontri a viso con le autorità ecclesiastiche. Tutti sapevano dell’esistenza della loggia, tanto che in un pubblico manifesto ne indicava perfino la sede della loggia”.
Squadra e compasso in mano a pochi per guidare. Ci furono disordini a partanna nel biennio rosso? “Negli ultimi anni di vita della Loggia Giuseppe Mazzini, Partanna attraversò un periodo politico alquanto turbolento. La prima vittoria socialista al comune di Partanna fu conseguita grazie anche ai massoni Francesco Napoli e Giosaft Scaduto. Un intero capitolo del mio libro è intitolato “Mafia e fatti di sangue del 1920-1921” e dedicato a questi avvenimenti. Oratori socialisti non poterono comiziare in tutta libertà, un sindaco (Vito Bruscia) fu oggetto di un “ukase”, vero e proprio diktat mafioso, per farlo allontanare da Partanna. A lei le conclusioni”.
Personalmente come vede lei questo compito da “illuminati”? “Credo che i massoni non si sentano degli “illuminati”, come Lei intende, ma piuttosto siano alla ricerca di un qualcosa dovrebbe servire a migliorarli. Secondo me erra chi li vede come un gruppetto che si scambia reciproci favori, come erra chi dovesse entrare in massoneria per cercare favori”.
Ha provato sconcerto nell’appurare il nome di illustri partannesi nella loggia? “Bisognerebbe chiarire che vuol dire illustri. Consideri che, nel periodo storico di cui parliamo, sedevano in Parlamento oltre 100 deputati massoni (A. Mola, “Storia della massoneria”). Quindi definire illustri dei semplici paesani…”.
Lei pensa che sia determinante la presenza della massoneria nella società? Quanto influisce nella storia in quel momento alla luce delle sue ricerche sul ventennio partannese del primo novecento? “Per il periodo storico che ho esaminato ho solo evidenziato la presenza della loggia. Singoli massoni occuparono cariche importanti. Ci furono: Sindaci, consiglieri comunali, assessori, segretari comunali, direttori di banca… Ritengo che abbiano esercitato un ruolo importante nella vita di Partanna”.
Qual è il messaggio che vuole trasmettere ai suoi compaesani e a chi leggerà il suo libro? “Nessun messaggio particolare. Solo far conoscere un pezzo della nostra storia”.
Come mai ha pensato di scrivere proprio su questo tema e sul versante storico? “Senza un motivo particolare. Magari perché si è trovato tutto il materiale che serviva prima di altri lavori in corso di elaborazione”.
Su cosa scriverà il prossimo libro? Ha già qualcosa in cantiere? “Io scrivo per amore delle “vecchie carte”, passione e piacere. Qualora una cartella sulla scrivania avrà carte a sufficienza e ritenessi che potesse interessare, allora e solo allora penserò a scrivere una nuova storia”.