Renato Guttuso - "Fosse Ardeatine".
A Roma l’eccidio delle Fosse Ardeatine del 1944 è una pagina tragica della Resistenza. Per la sua efferatezza, per l’alto numero di vittime e per le circostanze che portarono al suo compimento, divenne l’evento-simbolo della spietatezza dell’occupazione nazista della capitale. Nel dopoguerra le cave scelte per l’esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi sono state trasformate in un sacrario-monumento nazionale e oggi visitabili a perenne memoria.
Il Grande Oriente d’Italia renderà omaggio il 24 marzo, anniversario dell’eccidio, alle 335 vittime della furia nazifascista recandosi presso il Mausoleo delle Fosse Ardeatine che accoglie le spoglie dei martiri. L’appuntamento è alle ore 11 e il Gran Maestro Stefano Bisi deporrà una corona in ricordo.Tutti i Fratelli sono invitati a partecipare. Nel tardo pomeriggio dello stesso giorno un convegno pubblico a Casa Nathan, alle ore 18, ricorderà quegli eventi e il sacrificio di questi martiri per la libertà. La ricostruzione storica sarà del Gran Maestro Aggiunto Santi Fedele, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Messina, mentre la testimonianza diretta sarà portata da Giovanni Polgar, un ‘bambino fortunato’ – così si definisce – di quell’epoca, che riuscì a sopravvivere alla furia nazifascista.
La mattina del 24 marzo 1944 le vittime, scelte a caso tra i detenuti delle carceri di Regina Coeli e di via Tasso, furono condotte nelle cave di pozzolana lungo la via Ardeatina, destinate ad essere luogo dell’esecuzione. Il giorno dopo un trafiletto sul Messaggero rese noto il massacro. I martiri erano prigionieri politici, ebrei, civili. Tra loro, 19 massoni, come l’avvocato Placido Martini, liberale, medaglia d’oro al valor militare alla memoria della resistenza, e Silvio Campanile. Entrambi erano della Loggia Pisacane fondata nel 1931 nel confino dell’isola di Ponza dall’allora Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Domizio Torrigiani.
Il 24 Marzo 2017 ricorre il settantatreesimo Anniversario dall'Eccidio delle Fosse Ardeatine.
Roma - Via Rasella
Dopo l'attentato
Nel corso della II Guerra Mondiale e durante l’occupazione tedesca di Roma, per rappresaglia contro l'attentato partigiano di via Rasella, il 23 Marzo 1944, nel quale perirono 33 soldati altoatesini appartenenti al Reggimento di Polizia "Bolzano" e dopo consultazioni tra i comandi tedeschi, inclusi il quartier generale in Italia del feldmaresciallo Albert Kesselring ed il quartier generale di Hitler, si stabilì che dovevano essere uccisi 10 italiani per ogni soldato tedesco morto. Herbert Kappler, Tenente Colonnello delle SS, comandante della polizia tedesca a Roma, insieme al questore di Roma Pietro Caruso, che a seguito degli stessi fatti venne poi processato e condannato a morte, attese alla scelta di una parte delle vittime: in gran parte civili ed ebrei che vennero condotti, il 24 marzo 1944, dai soldati tedeschi comandati dal Capitano Erich Priebke, vice comandante del quartier generale della Gestapo a Roma, ed al Maggiore delle SS, Karl Hass, presso le Fosse Ardeatine, una cava di tufo situata tra le catacombe di Domitilla e di San Callisto sulla via Ardeatina, e fucilati in gruppi di cinque.
Furono 335 gli italiani assassinati, cinque uomini in più del numero previsto di 330 a causa della confusione dell'azione finale di rastrellamento dei condannati a morte, fra detenuti politici (civili e militari), ebrei o semplici sospetti. Il massacro avvenne a 23 ore dall’attentato e fu reso noto solo a esecuzione avvenuta. Qualche giorno dopo il massacro, che riguardò un numero di vittime maggiore rispetto a quello che l’ordine originario aveva prescritto, fecero saltare con la dinamite le volte della galleria per ostruire l’accesso alla cava.
Nel 1947 Kappler, che era stato arrestato dagli inglesi, fu processato e condannato all’ergastolo da un tribunale militare italiano. Rinchiuso nel carcere di Gaeta, nel 1976 fu trasferito all’ospedale militare del Celio per motivi di salute. Da qui però evase, con l’aiuto della moglie, e con la sospetta complicità di una struttura occulta dei servizi segreti italiani, detta "Noto servizio" o "Anello", il 15 Agosto 1977, provocando un enorme scandalo e le dimissioni dell’allora ministro della Difesa Vito Lattanzio (peraltro nominato quasi immediatamente Ministro della Marina Mercantile). Kappler morì in Germania nel febbraio 1978. Erich Priebke, aiutante di Kappler, fu arrestato in Argentina ed estradato in Italia solo nel 1995. Fu processato per l’eccidio nel 1996, ma il tribunale militare giudicò il reato estinto, suscitando le proteste dei familiari delle vittime e sdegno nell’opinione pubblica. Condannato all’ergastolo dalla Corte d’appello (1998), lo ha scontato agli arresti domiciliari fino alla morte avvenuta a Roma l'11 ottobre 2013. Karl Hass fu processato per l'eccidio delle Fosse Ardeatine e, nel marzo 1998, fu condannato assieme ad Erich Priebke all'ergastolo da una Corte d'Appello militare. Karl Hass si è spento a Castelgandolfo, all'età di 92 anni, il 21 aprile 2004.
Tra i 335 Martiri delle Fosse Ardeatine c'erano almeno 20 Massoni.
Citiamo i loro nomi:
ALBANESE TEODATO nato a Cerignola nel 1904, avvocato
AVOLIO CARLO nato a Siracusa nel 1895, impiegato
BUCCI UMBERTO nato a Lucera nel 1892, impiegato
CAMPANILE SILVIO nato a Roma nel 1905, commerciante
CANALIS SALVATORE nato a Sassari nel 1908, professore
CELANI GIUSEPPE nato a Roma nel 1901, impiegato
FABBRI RENATO nato a Vetralia nel 1888, commerciante
FIORINI FIORINO nato a Poggio Nativo nel 1880, musicista
GELSOMINI MANLIO nato a Roma nel 1907, medico
GRANI UMBERTO nato a Roma nel 1897, colonnello di aviazione
MAGRI MARIO nato a Arezzo nel 1896, colonnello di artiglieria
MARTINI PLACIDO nato a Montecompatri nel 1879, avvocato
PALIANI ATTILIO nato a Roma nel 1891, commerciante
RAMPULLA GIOVANNI nato a Messina nel 1894, colonnello di fanteria
SCATTONI UMBERTO nato a Roma nel 1884, commerciante
TAPPARELLI Mario nato a Vicenza nel 1891, commerciante
VIVANTI ANGELO nato a Roma nel 1884, commerciante
VOLPI GIULIO nato a Fabriano nel 1907, impiegato
ZACCAGNINI CARLO nato a Roma nel 1913, avvocato
I nomi più conosciuti tra questi sono quelli di Silvio Campanile ma soprattutto quello di Placido Martini, nato a Montecompatri (Roma) il 7 Maggio del 1879.
Placido Martini
Nel 1897 era tra i 1500 italiani che, nonostante l'ostilità del governo italiano dell'epoca verso la missione, riuscirono a raggiungere la Grecia ed ad organizzarsi in un “Corpo garibaldino” guidato da Ricciotti, figlio dell’Eroe dei due mondi e di Anita e combatterono valorosamente a fianco del popolo greco a Domokos. Non è nota la data esatta della sua iniziazione massonica, ma nel 1904 risulta attivo nella Loggia "Roma" del Grande Oriente d'Italia. In seguito fu Maestro Venerabile della Loggia "Concordia" di Montecompatri, carica che mantenne fino alla cessazione delle attività massoniche, imposta dalle persecuzioni fasciste, nel 1925.
Volontario durante la Prima guerra mondiale, combattè nel Corpo di spedizione italiano in Francia. Sotto la dittatura di Mussolini, alla quale si opponeva da posizioni massoniche, fu preso di mira dalla polizia e finì per essere confinato a Ponza e, dopo il 1940, a Manfredonia e all'Aquila.
Durante gli anni del confino a Ponza, fondò con altri prigionieri (tra cui il Gran Maestro Domizio Torrigiani) la Loggia "Pisacane", venendone eletto Maestro Venerabile. Tornato a Roma durante i quarantacinque giorni del Governo Badoglio, Martini fondò l'Unione nazionale della democrazia italiana, di tendenza liberale, il cui organo di stampa fu l'Unione nazionale. Dopo l'armistizio, l'avvocato Martini divenne capo delegato della Massoneria italiana di Palazzo Giustiniani e di quella Scozzese di Rito Antico ed Accettato. Durante l'occupazione tedesca militò nelle file della Resistenza romana sino a che, il 22 gennaio 1944, fini nelle mani delle SS in seguito a delazione. Torturato per settimane nella prigione di via Tasso, Placido Martini fu uno dei fucilati dai tedeschi alle Fosse Ardeatine. La massima decorazione alla memoria di Martini recita: "Intrepido ed infaticabile combattente nella lotta armata contro gli oppressori nazifascistì, esponente del fronte clandestino romano, fu di esempio costante ed eroico ai suoi uomini. Ricercato dal nemico, arrestato, seviziato, andò impavido verso la morte con la visione di quella grande Patria libera che fu il sogno di tutta la sua vita".
Oggi ben tre Logge del Grande Oriente d'Italia sono a lui intitolate ( la Placido Martini n° 899 all'Oriente di Roma, la Placido Martini n° 991 all'Oriente di Catanzaro Lido e la Giordano Bruno - Placido Martini n° 1017 all'Oriente di Milano).