Ripercorre tappe storiche: “Gli elenchi? Li chiesero Inquisizione e Fascismo”
PALERMO – Tende, colonne, candele, cielo stellato. Il tempio di piazzetta Speciale a Palermo, rispetto a quello di Pedara che Tribù vi aveva mostrato in esclusiva, di diverso ha solo le dimensioni.
È lì che il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi ha incontrato ieri i giornalisti.
“Siamo talmente segreti e riservati che oggi vi abbiamo aperto le porte, che fuori c’è una targa e che anche il posteggiatore abusivo in piazza sa che domani non ci sarà la consueta riunione della loggia”, ironizza Bisi.
È lì che il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi ha incontrato ieri i giornalisti.
“Siamo talmente segreti e riservati che oggi vi abbiamo aperto le porte, che fuori c’è una targa e che anche il posteggiatore abusivo in piazza sa che domani non ci sarà la consueta riunione della loggia”, ironizza Bisi.
Apre le porte del tempio di Palermo per spiegare la sua verità su elenchi, segretezza e legami tra mafia e massoneria. E durante tutta la conferenza stampa i paragoni col Fascismo si ripetono di frequente.
“La teoria dell’uomo di vetro per cui tutto dev’essere noto – prosegue Bisi – è una metafora totalitaria. Quando lo stato inizia ad occuparsi della sfera intima delle persone vuol dire che non siamo più in uno stato democratico“.
Il riferimento è chiaramente alla Commissione Nazionale Antimafia presieduta dalla senatrice Rosy Bindi che nelle scorse settimane ha emesso un provvedimento di sequestro per gli elenchi del GOI di Sicilia e Calabria.
Il sequestro è stato eseguito dallo SCICO della Guardia di Finanza: 13 finanzieri hanno perquisito per 14 ore la sede nazionale di Villa del Vascello a Roma.
Un provvedimento che Bisi aveva subito bollato come illegale e intimidatorio: “Percorreremo tutte le strade possibili, ma non per tutelare il Grande Oriente d’Italia. Va tutelato il diritto di ciascun cittadino di associarsi“.
Un provvedimento che Bisi aveva subito bollato come illegale e intimidatorio: “Percorreremo tutte le strade possibili, ma non per tutelare il Grande Oriente d’Italia. Va tutelato il diritto di ciascun cittadino di associarsi“.
“I nomi li ha chiesti il Tribunale della Santa Inquisizione per mandarci al rogo e il Fascismo quando nel 1925 irruppero nella sede romana: volevano il collare del Gran Maestro che Domizio Rodigiani riuscì a nascondere e proteggere finendo comunque al confino”, racconta parlando di deriva totalitaria.
“Bisogna stare attenti quando si comincia a perseguitare la Libera Muratoria è l’anticipazione di qualcosa di peggio che arriverà dopo”. Secondo Bisi è la storia ad insegnarlo.
“Bisogna stare attenti quando si comincia a perseguitare la Libera Muratoria è l’anticipazione di qualcosa di peggio che arriverà dopo”. Secondo Bisi è la storia ad insegnarlo.
“Si sono sostituiti alla Magistratura”, afferma il Gran Maestro riferendosi alla Commissione Antimafia.
“Siamo un’associazione che tiene alla tradizione e ai suoi simboli” prosegue Bisi. “Cosa abbiamo di diverso dalla Chiesa Cattolica? Perché si può andare a messa e seguire i riti cristiani e non si può far parte della Massoneria?“.
“Siamo una palestra di educazione civica: qui si parla una alla volta, non si interrompe, si chiede la parola. Non è questo un antidoto alla Mafia che invece è sopraffazione dell’altro? Non mi sento demodé per questo”.
E poi cita Totò, Enrico Fermi, Quasimodo, Enzo Maiorca e Arnoldo Foà. Ma allora perché non rendere noti anche i nomi dei massoni in vita?
“Nessuna associazione consegna gli elenchi dei propri iscritti. Perché dovrebbe esserci una legislazione speciale per la Massoneria?”
E neanche le inchieste delle procure italiane sono per Bisi sufficienti a richiedere il controllo di tutti gli elenchi dal ’90 ad oggi.
“Se un assessore è bravo a mantenere le strade pulite, non credo sia importante se faccia parte del GOI, dell’Opus Dei o dell’Azione Cattolica”.
“Rendere incompatibile la carica di dipendente pubblico con l’appartenente alla massoneria? Non hanno fatto nessuno sforzo nel presentare la proposta: è una legge del novembre del 1925 e la istituì Mussolini“.
“Rendere incompatibile la carica di dipendente pubblico con l’appartenente alla massoneria? Non hanno fatto nessuno sforzo nel presentare la proposta: è una legge del novembre del 1925 e la istituì Mussolini“.