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lunedì 27 marzo 2017

Massoneria, Grande Oriente, boom di iscritti: 2.300 in Sicilia




Il maestro Stefano Bisi rilancia la polemica con la commissione Antimafia che ha ordinato alle Fiamme Gialle di acquisire gli elenchi delle logge


di ALESSANDRA ZINITI




Stefano Bisi durante la conferenza stampa svolta all'interno della casa massonica di Palermo (ansa)


«Mettiamola così. A Campobello di Mazara, a Castelvetrano, nelle sedi delle nostre logge ci sono grandi targhe all’ingresso e io voglio immaginare, da cittadino, che se gli inquirenti avessero un qualsiasi sospetto su un qualsiasi ‘fratello’ siano in grado di piazzare una telecamera o una microspia e accertare quello che serve. E in ogni caso ribadisco che siamo pronti a qualsiasi tipo di collaborazione con la magistratura. Ma la criminalizzazione della massoneria no, quella non l’accettiamo ». Il Gran maestro del Grande Oriente, Stefano Bisi, apre ai giornalisti la sede palermitana della loggia in piazzetta Speciale, alle spalle di piazza Bologni, e rilancia da qui la polemica contro l’iniziativa della commissione parlamentare Antimafia che ha dato mandato alla guardia di finanza di sequestrare gli elenchi degli aderenti alle logge in Sicilia e Calabria laddove, secondo diverse inchieste aperte dalle procure ma anche secondo la storia della massoneria e dei suoi rapporti con la mafia, sembra altissimo il rischio che esponenti di Cosa nostra e ‘ndrangheta possano sfruttare la “solidarietà” massonica per coprire traffici e affari e persino per coprire latitanze a cominciare da quella di Matteo Messina Denaro.

I “fratelli” del Grande Oriente d’Italia non ci stanno a passare per mafiosi e Bisi sventola la recentissima corrispondenza con don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera che solo qualche giorno fa, dal palco di Locri, aveva lanciato un duro attacco alla massoneria. «Ci siamo chiariti, si è scusato per quello che è sembrato un attacco generico e abbiamo condiviso il comune impegno a vigilare sulle possibili infiltrazioni mafiose all’interno delle nostre associazioni – dice Bisi – nelle logge come nelle associazioni antimafia. Perché sia chiaro, il nostro rifiuto a consegnare gli elenchi e l’opposizione giuridica che abbiamo avviato non vuole affatto essere una mancanza di trasparenza ma una lotta a difesa della libertà di associazione, qualsiasi associazione, la massoneria come l’azione cattolica, l’Arci o un partito politico. Soprattutto in un momento in cui in tutta Italia le iscrizioni alle nostre logge sono in sensibile aumento».

Anche in Sicilia, stando ai numeri forniti da Bisi, sembra essere rinata una grande voglia di “grembiulini”. Sono 2300 gli iscritti in tutta l’Isola (terza per numero di adesioni dopo Toscana e Calabria), il 70 per cento in più rispetto a 25 anni fa, Palermo con 900, Messina con 400 e Catania con 300, i centri in cui il Grande Oriente conta più associati. Con un’età media che si è molto abbassata, tanti i trentenni, tutti i ceti e le professioni rappresentanti, anche molti disoccupati, e una grande richiesta di iscrizione veicolata dal web.

«Alla fine – sottolinea il Gran maestro – non siamo né segreti né riservati più di qualsiasi altra associazione. I nostri dirigenti, le nostre sedi, il nostro regolamento sono pubblici
e sui siti web, ma non siamo disponibili a farci criminalizzare. Perché mai la commissione Antimafia vuole gli elenchi dei nostri iscritti, cosa che neanche le procure fanno? Prima ci diano una notizia di reato e da noi avranno tutta la collaborazione. Ci dicano chi sono i fratelli mafiosi e non li cacciamo. A Locri c’erano tanti “fratelli” che sfilavano in ricordo delle vittime della mafia, non si può chiedere una legislazione speciale per la massoneria».