“Noi siamo completamente sereni, perché sappiamo che al nostro interno tutti i fratelli sono persone perbene e non hanno nulla a che vedere con la criminalità organizzata”.
A parlare così è Antonio Ernesto Recca, che presiede in Sicilia la Massoneria del “Grande Oriente d’Italia”: intervistato da ilsicilia.it, risponde in questo modo al sequestro degli elenchi dei massoni siciliani, disposto dalla Commissione parlamentare antimafia, guidata da Rosy Bindi.
Recca, ragusano, di lavoro fa il giornalista e da alcuni mesi presiede le logge siciliane, quelle – per intenderci – sulle quali è puntata la lente d’ingrandimento dell’Antimafia nazionale. Da presidente del “Collegio dei maestri venerabili” dell’Isola, non ci sta all’equazione massoni=mafiosi, e spiega come in Sicilia il Grande Oriente abbia organizzato negli anni decine di convegni e iniziative pubbliche. Nessuna segretezza, dunque, ma “il rispetto della privacy, che è un diritto tutelato dalla legge“. “Chi entra nella nostra istituzione – spiega – rispetta i requisiti previsti dalla legge e non può avere alcuna pendenza con la giustizia. Nei nostri templi, infatti, accettiamo soltanto cittadini irreprensibili, perché la nostra è una scuola iniziatica che ha come scopo l’elevazione spirituale e il miglioramento dell’uomo. Non certo altri scopi che nulla hanno a che vedere con la massoneria”.
“Da un po’ – afferma – siamo presi di mira, perché ci sono organizzazioni che si definiscono massoniche, nelle quali ci può essere qualche mascalzone, ma che non c’entrano niente con il Grande Oriente d’Italia, che è la più grande e antica istituzione massonica italiana. L’aver sequestrato gli elenchi delle quattro maggiori obbedienze italiane e non avere chiesto nulla alle restanti 150 organizzazioni sedicenti massoniche (di cui in certi casi nessuno sa niente) è triste, perché vuol dire che c’è un pregiudizio nei nostri confronti, che abbiamo sempre rispettato le regole e la legge”.
E ancora, “Spero solo che quanto affermato dalla Bindi sia vero e cioè che il sequestro non è un attacco alle istituzioni massoniche, ma serva per proteggerle da eventuali attacchi esterni o sospetti. Mi auguro, però, che gli elenchi non finiscano sui giornali o su Internet, perché a quel punto vorrebbe dire che l’intento non è affatto quello dichiarato”.
Infine, Recca spiega che il provvedimento dell’Antimafia non avrà alcun effetto sulla tenuta dei massoni siciliani: “Tutti i fratelli sono tranquilli. Non c’è panico, perché non abbiamo nulla da temere e anzi, una volta appresa la notizia, in tantissimi hanno pubblicato sui social un’immagine con la bandiera tricolore e la scritta “Io sono massone”, a riprova che simili azioni non fanno altro che accrescere l’orgoglio di rivendicare la nostra appartenenza alla Libera Muratoria”.