di Valentina Marelli
Da un libro sulla storia dell’arte Romanica in Italia una volta lessi che:
L'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra fu fondata nel 1142, quando Guarnerio II, duca di Spoleto e marchese della Marca di Ancona, donò un vasto territorio nei pressi del fiume Fiastra ai Monaci Cistercensi dell’Abbazia di Chiaravalle di Milano. I religiosi arrivati da Milano iniziarono la costruzione del monastero utilizzando anche materiale proveniente dalle rovine della vicina città romana di Urbs Salvia, distrutta da Alarico tra il 408 e il 410 e poi abbandonata. Contemporaneamente fu avviata anche la bonifica dei terreni circostanti.
La Chiesa abbaziale è una monumentale costruzione regolata dalle severe forme cistercensi.
A fianco della chiesa è ancora oggi conservato il monastero, realizzato anch’esso secondo gli schemi cistercensi, con un bel chiostro ricostruito nel XV secolo.
L’Abbazia conobbe una rigogliosa floridezza per tre secoli e, grazie ai Monaci Cistercensi che osservavano la regola di San Benedetto "Ora et labora", promosse lo sviluppo religioso, economico e sociale di tutta l’area. Nel 1422 venne saccheggiata da Braccio da Montone ed in seguito l’Abbazia fu affidata ad otto cardinali commendatari; nel 1581 passò alla Compagnia di Gesù ed infine nel 1773 l’intera proprietà fu ceduta alla nobile famiglia Bandini e quindi, per volontà dell’ultimo erede di questa, all’attuale Fondazione Giustiniani Bandini.
Su invito della Fondazione, nel marzo 1985 i Monaci Cistercensi, provenienti anche questa volta da Milano, sono ritornati a vivere nell'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. La loro presenza ha ridato vita all'antico monastero portandolo ad essere di nuovo un punto di riferimento spirituale per tante persone.
Con una premessa tanto accattivante a chi non sarebbe venuto in mente di andarci almeno una volta? Era il tempo delle gite marchigiane, facevamo avanti e indietro praticamente ogni fine settimana. In più in quel periodo avevo cominciato ad appassionarmi alla storia degli Antichi Cavalieri dell’Ordine del Tempio, avevo da poco iniziato ad interagire con Tiziano Busca, e stavo iniziando a leggere un po’ di libri; in altre parole era un periodo di grande confusione!
Tiziano era un forte sostenitore della presenza Templare nelle Marche anche se molto spesso mancavano dei riferimenti storici a causa di quella “damnatio memoriae” che colpì l’Ordine già dal 1314. E si sa la curiosità è donna, avendomi dato Tiziano dei parametri su cui basarmi e punti di riferimento diversi dalla storia, mi sono alla fine detta: potevano esserci dei riferimenti Templari a Fiastra? E se si che cosa potevano significare?
L’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra è in provincia di Macerata, e secondo Gabriele Petromilli nel suo libro “I Templari nella Marca Centrale” nel quale scrive, con riferimento a Macerata e dintorni, rivela presenze dei Templari a Macerata accanto agli Ospitalieri con caserme ed appezzamenti di terra, in vicinanza dei ruderi dell’antica Città romana Helvia Recina, a Montecassiano, a Monte dell’Olmo – odierna Corridonia – a Recanati, Apiro e Cingoli. Registra memorie di possedimenti Templari anche a Civitanova Marche, a San Severino Marche, forse a Treia - l’antica Montecchio – ad Appignano, a Matelica e nella famosissima Villa Spada sulla strada per Pollenza.
In teoria quindi si era sulla strada gusta, in effetti poi erano storicamente confermati anche i legami esistenti tra i Templari e l’Ordine Cistercense.
Nonostante il passaggio del tempo e i lavoro di ristrutturazione che l’abbazia ha subito, poco invasivi per fortuna, quella che vediamo noi adesso è rimasta alla regola di San Bernardo ed effettivamente si respira un clima di forte contatto con il Sacro. San Bernardo di Chiaravalle esigeva che ogni monaco vivesse in povertà e austerità, ma che gli ambienti destinati alla vita collettiva fossero solenni e maestosi, privi però di ornamenti superflui e ridondanti, affinché l'arte avesse una finalità ascetica e fosse, quindi, strumento di concentrazione e di elevazione spirituale. Lo stile romanico - borgognone è perciò caratterizzato da linee semplici, da archi e pilastri poderosi, che riflettono lo spirito umile e forte del monaco.
I Cistercensi, nel realizzare i loro ambienti e strutture, tennero presenti non solo le esigenze di funzionalità ma soprattutto i significati simbolici. Si osservino, ad esempio, il rosone e le dodici colonne della chiesa. La collocazione del rosone ad oriente sta a significare Cristo, luce che sorge e illumina le genti; gli otto petali di cui è costituito ricordano il giorno ottavo (il giorno del Signore che non ha tramonto), ovvero il compimento finale in Cristo del disegno divino di salvezza. Le dodici colonne, che sostengono la chiesa abbaziale e delimitano le tre navate, simboleggiano i dodici apostoli, fondamento e sostegno della fede della Chiesa.
Questa particolare collocazione degli elementi architettonici unita al loro valore simbolico mi ricorda quella di un Tempio Massonico, ma non mi spingo oltre nella riflessione.
I rosoni, con la loro forma circolare, simboleggiano la bellezza della creazione e la perfezione del cosmo e, al tempo stesso, il mistero di Dio - Luce, fonte di vita, e il mistero di Cristo - Sole, salvezza e giustizia per le genti, perché la luce (simbolo della Rivelazione Divina) penetra nella chiesa (simbolo dell'interiorità dell'uomo) attraverso strette aperture, ma subito si diffonde nell'esperienza della contemplazione.
Di notevole interesse risulta a mio personale avviso anche l’affresco relativo alla crocifissione che ritrae Maria Maddalena ai piedi della croce, rappresentata non solo nei suoi colori caratteristici il rosso ed il verde, e con la capigliatura sciolta, con una simbologia che è un chiaro richiamo alla Fedeltà, rimase fedele al Cristo fino alla fine, ma anche per il suo ventre prominente, attribuendole anche la valenza di Fertilità, come possiamo vedere nell’immagine
Per quanto concerne le nostre domande iniziali quello che possiamo dire è sicuramente è presente una cultura di matrice Templare, in quanto è chiaramente visibile un riferimento alla cultura gnostica che era propria del periodo. Ci troviamo infatti in un periodo in cui questi erano i valori di riferimento accettati e condivisi. Fiastra ha invece avuto l’eccezionale pregio, pregio di pochi luoghi, ad aver conservato e protetto questo tipo di approccio al sacro, la sua importanza è per l’appunto questa.