di Massimo Agostini
(…) La storia del Golgota è alquanto emblematica non solo nell’atto finale della crocifissione, che da strumento di morte si trasforma in elemento salvifico per l’intera umanità, potendo anche ipotizzare che la vicenda abbia avuto sviluppi ben diversi da quelli comunemente raccontati. A tale proposito, negli appunti che mi furono consegnati da Ian Sinclair, archivista e storico dell’omonimo Clan Scozzese legato al mito della Cappella di Rosslyn, ho ritrovato un’interpretazione che darebbe ragione alla natura iniziatica di tale evento, riconducibile ai rituali di morte e rinascita dell’antica religione.
Secondo Ian Sinclair: Nei Vangeli canonici la Resurrezione è conseguente a un rito, chiamato “Scomunica”, della durata di tre giorni e tre notti, che conduceva l’iniziato al superamento dell’ultimo velo posto a confine tra la vita e la morte, e l’unico modo per evitare la morte definitiva del quarto giorno era l’elevazione (anàstasis) da parte del sommo sacerdote. Nel caso di Gesù, l’unico in grado di compiere la cerimonia di “risveglio” dopo il viaggio iniziatico nell’Oltretomba, era Simone Zelota ( …)
… Maria Maddalena, essendo la più intima discepola di Gesù, era a conoscenza di quel piano e fu proprio lei a curare le ferite di Gesù per poi vederlo trasformato dalla terribile prova della “Scomunica”.
Il luogo della sepoltura di Gesù, più che un sepolcro in un cimitero, rappresentava il luogo degli inferi, un sacello corrispondente al Sancta Sanctorum di un tempio, posto nel monastero esseno di Qumram, dove compiere l’atto finale del percorso iniziatico rappresentato dall’uscita dal Regno dei Morti tramite l’incontro con l’Amata. (…)Il significato iniziatico di questa storia coinciderebbe con quella del mito egizio quando, a compimento del percorso di Osiride nel Duat, avviene la sacra unione con l’Amata (Iside) e il concepimento del figlio Horus, Hor-sma-tawy, il nuovo “Re del Mondo”, un Re-Dio (Rex Deus) che dona nuova luce all’umanità.
(…) Maria Maddalena aveva l’autorità sacerdotale e nobiliare prescritta dagli antichi rituali e il suo rapporto con Gesù andò sicuramente ben oltre i termini raccontati dai Vangeli, essendo l’espressione delle antiche sacralità iniziatiche eseguite in nome della Dea dell’Amore (...)Da qui appare credibile anche la storia di una dinastia davidica proseguita nel grembo, racham (l’utero) o kelì (coppa) della sacerdotessa Maria Maddalena che giunse nel sud della Francia, dando origine la stirpe dei Re-Maghi (Rex Deus) chiamati Merovingi.
Non è quindi un caso che, ancora oggi, Maria Maddalena venga raffigurata con una coppa in mano, il Graal, come immagine della sua gravidanza legata al sangue di Cristo.
brani tratti dal libro Nel Nome della Dea- sulle tracce dell’Antica Religione, Tipheret Ed. 2015