Dal blog Guardie o ladri di Roberto Galullo
Il Sole 24 Ore 10 aprile 2017
«La ‘ndrangheta ha fatto tante vittime e anche noi annoveriamo fra i martiri della legalità degli stimati fratelli».
Questa notizia – che questo umile e umido blog vi aveva parzialmente anticipato alcuni giorni fa – è risuonata venerdì 7 aprile nell’allocuzione di Stefano Bisi, Gran maestro del Goi, nel corso della Gran Loggia 2017 chiusa ieri a Rimini.
Debbo dire che conoscevo i nomi dei due massoni ma se Bisi non li avesse resi riconoscibili con tanto di provenienza (Locri e Siderno), nomi di battesimo e professione, non ne avrei più scritto.
Invece il disvelamento del Gran maestro lo rende possibile e, per alcuni versi, amaro.
Ecco il primo, nelle parole di Bisi: «Nicola, medico-chirurgo in Calabria, ucciso da un boss perché non riuscì a guarire la figlia».
Nicola altri non era che Nicolò Domenico Pandolfo, primario neurochirurgico agli ospedali Riuniti di Reggio Calabria, sposato, padre di tre figli. Era un luminare della neurochirurgia.
Il 20 marzo 1993, all’età di 51 anni, venne ammazzato con 7 colpi di pistola calibro 7,65, sulla strada, come un cane, a poche decine di metri dal nosocomio, per non aver fatto un miracolo in sala operatoria. Il primario stava per raggiungere la sua auto posteggiata poco distante e tornare a casa. Pandolfo non era riuscito a strappare alla morte la bambina di un boss colpita da un tumore al cervello. Il boss Cosimo Cordì – allora a capo dell’omonima famiglia della ‘ndrangheta locrese – venne arrestato poche ore dopo il delitto al policlinico di Bologna, dove era a sua volta ricoverato da due giorni. Fu lui a commissionare il delitto. Cosimo Cordì venne poi ucciso nel 1997 e, all’epoca, la squadra di calcio di Locri osò osservare un minuto di silenzio per la sua morte.
Il secondo nome è ancora Bisi a farlo: «Gianluca ucciso una sera del maggio 2005 a Siderno. Questo giovane imprenditore che non si è piegato ha pagato con la vita il suo gesto. Era un fratello del Grande oriente d’Italia».
Gianluca è Gianluca Congiusta, il commerciante assassinato il 24 maggio 2005 a Siderno perché non voleva sottostare alla dura legge della sottomissione mafiosa.
Massone lui e massone il padre – uomo coraggiosissimo – che tiene in vita una onlus nel nome del figlio. Il padre è Mario Congiusta, che Bisi ha salutato e abbracciato idealmente con affetto. E a Mario Congiusta, Bisi ha detto: «Facciamo qualcosa per ricordare Gianluca e il suo coraggio di uomo e di libero muratore».
Oltre a questi due nomi, Bisi va voluto ricordare Tonino Salsone, avvocato, che presiede il collegio delle logge Goi di tutta la Lombardia. Quattordicenne vide spirare il padre tra le braccia, colpito a morte, soltanto perché faceva il suo dovere di comandante della polizia penitenziaria in un istituto calabrese.
«Penso a loro, che hanno scelto di far parte di una scuola perenne di vita, una palestra di valori in cui allenare e fortificare lo spirito e rendere se stessi e gli altri, uomini migliori» ha concluso Bisi.
Roberto Galullo