Dal diritto all’informazione, sempre più minacciato dai nuovi media e dalle fake news della rete, al diritto alla privacy, messo a rischio da un’inquietante invasione tecnologica e robotica della sfera individuale, al diritto di associazione, rivendicato e difeso in questi mesi dal Grande Oriente d’Italia nella vicenda che lo ha visto confrontarsi con la Commissione Parlamentare Antimafia: sono stati questi i temi al centro del convegno, organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi, dal titolo “Le libertà decadenti” che si è tenuto oggi 27 aprile nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati e al quale sono intervenuti Corrado Ocone della Fondazione Einaudi, Francesco Pizzetti Capo di Gabinetto del Ministeri Affari Regionali e già garante della Privacy, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi, e che è stato introdotto da Andrea Pruiti Ciarello consigliere Cda della Fondazione Einaudi.
Ha portato i saluti dello storico ente intitolato all’economista e secondo Presidente della nostra Repubblica il presidente della Fondazione, l’avvocato Giuseppe Benedetto, che ha rievocato il pensiero di Einaudi e la sua lungimiranza politica, auspicando successo per le battaglie che da qualche secolo i liberali portano avanti nel nome dell’etica della responsabilità. “Spero da cittadino di questo paese – ha sottolineato Benedetto, riferendosi al caso che ha coinvolto il Grande Oriente – che le istituzioni capiscano cosa vuol dire privacy e cosa vuol dire tutela e rispetto della persona”, due cardine della battaglia che da qualche secolo i liberali portano avanti. Nel suo intervento Andrea Pruiti Ciarello si è soffermato in particolare sul grande rischio alle libertà conquistate dall’Europa rappresentato da demagogia e populismi, che sono frutto di oscurantismo e di ignoranza. Pruiti Ciariello ha anche illustrato la genesi degli articoli 18 (libertà di associazione) e 21 (libertà di stampa) della nostra Costituzione e degli intenti dei padri dell’Italia libera e democratica e sottolineato come oggi quei sacrosanti principi, fondamenti della nostra società libera, siano fortemente minacciati. “Servono – ha rimarcato con forza – strumenti giuridici innovativi” per far fronte alla deriva che mette seriamente a rischio alcune nostre libertà fondamentali.
Poi è toccato all’ex Garante della privacy Pizzetti misurare la febbre delle nostre libertà. Pizzetti ha rammentato che la disinformazione non è un fenomeno nuovo, ma che sicuramente viene oggi enfatizzato dalla rete e che sono da ripensare e ridefinire gli strumenti a garanzia della libertà di informazione e manifestazione del pensiero, come anche quelli a tutela della privacy e della libertà di associazione, libertà che ha sempre dovuto fare i conti con il concetto di segretezza. “Nel nostro ordinamento – ha rammentato Pizzetti – l’Autorità Giudiziaria non incontra limiti, nel rispetto della legge, quando si tratta di perseguire un reato”. Ed è proprio qui il punto: deve esserci un reato da contestare e un individuo al quale contestarlo. Non sono ammesse generalizzazioni, che è quello che invece ha fatto, come poi ha evidenziato, prendendo la parola, il Gran Maestro Bisi, la Commissione Antimafia. “La Commissione Antimafia – ha detto il Gran Maestro – agisce con i poteri e i limiti dell’Autorità Giudiziaria, ma non sono previsti strumenti ai quali ricorrere come si può invece fare nei confronti di un pubblico ministero”. Un limite che Bisi ha definito “aberrante”. “I provvedimenti di questo organismo parlamentare non sono impugnabili e il cittadino non ha nessuna possibilità di appellarsi”. Come è successo al Grande Oriente, che non ha potuto rivolgersi al tribunale della libertà contro l’iniziativa della Commissione Antimafia di sequestrare i propri elenchi senza che alcun reato specifico gli fosse contestato in quanto libera associazione.”Occorre una riflessione – ha sottolineato il Gran Maestro – sui poteri dell’Antimafia, che svolgendo attività giudiziaria può interferire e interferisce e può anche danneggiare con l’attività dell’autorità giudiziaria”. “Riflettiamo su questo”, è stato l’invito rivolto da Bisi, che ha espresso apprezzamento per il modo in cui il Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha oggi ricordato nel giorno dell’ottantesimo anniversario della morte Antonio Gramsci e il suo intervento, l’unico e coraggioso, contro la legge con la quale il Fascismo nel novembre del 1925 mise al bando la Massoneria. Una legge, che è molto simile, ha sottolineato il Gran Maestro al pdl presentato oggi da un membro della Commissione Antimafia, una legge che oggi impedirebbe a Enrico Fermi, che era un massone, in quanto massone di insegnare in una università. Ha concluso l’incontro Corrado Ocone, che ha tratteggiato da un punto di vista storico filosofico il pensiero liberale sottolineandone la drammatica dialettica con i totalitarismi contro i quali ha fatto appello a riscoprire tutta la forza dirompente dello spirito critico e dell’intelligenza libera.