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giovedì 9 giugno 2016

Il Demiurgo gnostico


di Filippo Goti



Uno degli elementi caratteristici dello gnosticismo di area alessandrina  è la presenza di un Demiurgo. Di una figura, intermedia fra il creato e la Radice Metafisica, che fattivamente plasma l’intera creazione e con essa la creatura per eccellenza che è l’uomo.  Erroneamente si potrebbe accostare il Demiurgo Gnostico a quello Platonico. Indubbiamente entrambi plasmano la materia; entrambi sono frapposti fra il microcosmo uomo e il macrocosmo; entrambi riproducono in forma delle superiori e entrambi non sono la radice spirituale superna. Qualcuno, in forza di queste similitudini, potrebbe ritenere che lo gnosticismo è una sorta di traslazione in chiave cristiana del pensiero platonico. Rappresentando, quindi, una sorta di infusione di elementi filosofici e mitologici ellenistici all’interno della novella cristiana. Purtroppo tale accostamento, se superficialmente plausibile, non trova rispondenza nella sostanzialità della funzione e dei motivi ispiratori di queste due figure, fra loro accumunate solamente da identico nome.
Platone nel Timeo avverte la necessità di eliminare la separazione fra il mondo superiore delle Idee e il mondo delle forme o della realtà sensibile. Tale compito unificante è svolto dal Demiurgo, dall'artigiano divino, che riconduce ad unità le precedenti categorie concettuali, altrimenti cristallizzate nella loro difformi qualità primarie. Il mondo delle Idee presenta caratteristica prima di non mutevolezza; è il mondo archetipale perennemente eguale a sé stesso. Il mondo delle forme, ha come qualità primaria la mutevolezza; il perenne transare da una forma all’altra.
Il Demiurgo platonico è il mediatore, il formatore, l'abile artigiano che plasma la materia madre, dando forma al mondo delle idee e sostanza al mondo delle forme. Esso è mosso quindi da una pura ispirazione superiore, che guida la sua abile mano. Questo divino artigiano si pone al centro del fluire del tempo e dello spazio, precedendo il tempo e lo spazio. Nei fatti è proprio la sua azione generatrice, che determina quel movimento circolatorio da cui scaturisce la dimensione spazio temporale che è palcoscenico della creazione.
Il Demiurgo platonico traduce nel divenire e nella forma, animato e guidato dall'idea del Bene e del Bello, il mondo delle idee.  La sua creazione non è ex nihilo, ma in realtà trattasi di una traduzione in altro di ciò che è preesistente. Esso trasmette la forma ideale ad una materia preesistente e fino a quel momento amorfa in quanto priva di sostanza. Inevitabilmente tale opera è condizionata dalla subordinazione ontologica del mondo sensibile  al mondo delle idee, riducendo quindi tale plasmante generazione ad un'inevitabile, ma comunque benevola approssimazione.

Nello gnosticismo, diversamente da quanto in precedenza trattato, la figura del Demiurgo oscilla fra l’essere il diabolico creatore di questo mondo e una potenza inferiore da redimere. Gli Arconti, i suoi figli, sono descritti come gli oppositori, i governatori delle sfere astrali, i reggenti dei pianeti e gli impassibili carcerieri che, attraverso opportune parole di passo così come nell'Antico Egitto, lo gnostico deve sconfiggere per ascendere al Pleroma.
Nei sistemi gnostici, che lo prevedono all’interno della ricca cosmogonia, il Demiurgo è il figlio dell’errore della Sophia. La quale infrangendo l’ordine che regna nel Pleroma, tenta di congiungersi con il Padre. Tale suo tentativo, una sorta di incesto filosofico e metafisico, è rigettato e, al contempo, viene posta oltre il limitare del Pleroma stesso. Abbiamo quindi una sorta di prolasso pneumatico che forma lo spazio, separato, del mondo inferiore. La Sophia si pente e, da questo suo atto di dolore, viene generato per ipostasi il Demiurgo. Il quale raccoglie parte della potenza spirituale della madre e parte dei suoi ricordi del mondo superiore. In forza di tale potenza, e dei ricordi che lo animano, riproduce un mondo che è riflesso distorto e grottesco del Pleroma stesso. Tale creazione è insita proprio nello spazio separativo causato dall’allontanamento della Sophia dal Pleroma. Nei vari sistemi gnostici la funzione redentrice è affidata o ad una potenza spirituale femminile o all’Eone Cristo. Da qui la nascita dei sistemi barbelotiani, legati ad una figura femminile, e quelli che si innestano all’interno della narrazione cristiana.
È utile precisare che la funzione salvifica non sempre abbraccia l’intero mondo inferiore,  essendo volta a recuperare le particelle di pneuma disperse in esso. Essa è sovente limitata ad una data tipologia di uomini cosiddetti 'pneumatici' , i quali conformano la propria vita ad una serie di precetti e pratiche a carattere filosofico e misterico.
Ovviamente tale mito può essere letto sia in chiave puramente favolistica o come una sorta di metafora attorno alla degenerazione del pensiero da uno stato di purezza assoluta, ad uno stato di intorpidimento ed infine di grossolana e contingente consistenza. Personalmente prediligo questo secondo approccio, riconoscendo nel mito una funzione comunicativa/formativia/informativa ben superiore a quella del pensiero logico-dialettico. Del resto non è forse vero che ogni struttura iniziatica, che i corpi rituali stessi e la sapienza in tutto ciò raccolta trovano radice in qualche mito fondativo ? Gli gnostici scelsero proprio il mito come, innestato sapientemente all’interno di contesti religiosi, come strumento di comunicazione. Uno strumento atta a preservare il nucleo dualistico dell’insegnamento sapienziale di cui erano portatori.

E’ utile precisare, per meglio comprendere la prospettiva spirituale in cui è calato il Demiurgo, che lo gnosticismo risolve in modo radicale il problema del "Perché del Male", sostenendo che esso è intrinsecamente presente nella creazione, a causa di un errore della stessa dettato da un ente inferiore: il quale non è il vero Dio. Nell'ebraismo, e in genere nelle religioni monoteiste di area mediterranea, la questione del male, all'interno del mondo, viene letta come problema connesso alla libera scelta dell'uomo: la possibilità data all’uomo di conformarsi o di non conformarsi alla Legge, o alla Volontà, Divina. Satana, l'avversario, in queste religioni, è un elemento interno alla creazione e la sua azione è permessa proprio per saggiarne la fedeltà al suo Creatore.
Tale visione, che emerge dall’antico testamento, non poteva essere congeniale all’idea gnostica di un Dio perfetto, legato ad assoluti criteri di armonia e purezza. Come poteva questo mondo così mutevole e perverso essere espressione di un Dio di piena conoscenza ? Rifiutando il concetto stesso di “prova” e “trasgressione” da parte dell’uomo, lo gnostico assume la seguente posizione speculativa: Se Dio ha creato il mondo e nel mondo vi è il male, come può questo male essere estraneo a Dio stesso?
Ecco quindi che il Dio dell’Antico Testamento, il quale fattivamente crea questo mondo, relegando l'uomo stesso ad una vita di travaglio e di sofferenza, è soggetto ad una rivisitazione, ad una rilettura allegorica, che ne capovolge attributi e qualità. Il filosofo gnostico individua in tale potenza divina una volontà di contraffazione ed inganno.  La quale è mossa dal desiderio di ricalcare nella materia il mondo superiore negato.

Nel testo della scuola Barbelognostica l’Ipostasi degli Arconti, così viene visto il Demiurgo:
«Nello spirito del Padre della Verità, il grande Apostolo (San Paolo ndr) disse: la nostra lotta non è contro creature fatte di carne e di sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti.
Vi invio questo scritto affinché siate informati sulla realtà di queste Potenze. Il loro grande Dio, reso cieco a causa della sua ignoranza e della sua arroganza, ha detto: Io sono l’unico Dio, non vi è nessun altro al di fuori di me.
Questa affermazione raggiunse l’Eone Incorruttibile dal quale uscì una voce che disse: Ti sbagli Samael, tu sei il dio dei ciechi !».

Ovviamente, per ovvia applicazione di questa inversione, sono rilette come eroiche tutte quelle figure che si sono ribellate al Dio dell’Antico Testamento. Il serpente è una sorta di Prometeo che si sacrifica donando la conoscenza agli uomini. Caino è maledetto, viene privato del suo diritto di primogenitura, in quanto Dio predilige i sacrifici sanguinari del fratello. La lista potrebbe continuare, ma niente aggiungerebbe al mito gnostico del Demiurgo.
Lo gnostico, straniero in un mondo straniero, anela di tornare al Pleroma, questa archetipale casa spirituale, è posto innanzi a due diverse vie. La prima è quella di “ingannare gli ingannatori”, in altri termini aderire solamente formalmente ai precetti sociali e religiosi di questa vita. La seconda è di contrastare attivamente, attraverso pratiche contrarie al comune senso morale ed etico, le leggi e gli usi sociali. In quanto essi sono espressione del potere demiurgico, e quindi aventi funzione di soggiogare lo spirito divino raccolto nei pneumatici.
È possibile, in conclusione, affermare la figura del Demiurgo nello gnosticismo si colloca all’interno dell’apparente, o sostanziale a seconda dei punti di vista, inconciliabilità fra il Dio Giudicante dell’Antico Testamento e il Dio Buono del Nuovo Testamento. Lo gnostico, interrogandosi, attorno alle contraddizioni della sacra scrittura, trova definitiva spiegazione del “male” proprio nella figura del Dio della Genesi e delle azioni che determina con la sua opera.
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