“Pensatori e politici del prerisorgimento e Risorgimento d’Italia” è il libro di Meuccio Ruini che raccoglie saggi per lo più inediti fino al 1961, scritti fra il 1928 e il 1943 durante quello che lo statista chiamava il suo “esilio in patria”. Il filo comune che lega gli autori qui considerati è quello che compone in un “tessuto storico” il pensiero e l’azione di coloro che dal ‘700 in poi hanno sperato e operato per l’Unità d’Italia. E non solo, perché, nelle menti illuminate, anche l’Europa era già presente. Alcuni scritti sono completi, altri paiono incompiuti, altri sono “frammenti mutilati”, ma ciò nonostante rimangono come segno tangibile di una memoria storica che non può e non deve disperdersi.
Meuccio Ruini, Pensatori e politici del prerisorgimento e Risorgimento d’Italia, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2010, pp. 310, 20,00 euro
Meuccio Ruini apparteneva al Grande Oriente d’Italia.
Meuccio Ruini nell’Enciclopedia Treccani
Ruini, Meuccio (propr. Bartolomeo). – Uomo politico (Reggio nell’Emilia 1877 – Roma 1970); entrato nell’amministrazione dei Lavori pubblici, fu nominato consigliere di stato nel 1913. Nello stesso anno, candidato radicale, fu eletto deputato. Vicino a Nitti, condivideva con questi l’impegno per il superamento della questione meridionale, nel quadro di un progetto politico volto a promuovere l’espansione produttiva dell’intero paese. Favorevole alla guerra a fianco delle potenze dell’Intesa, durante il conflitto fu sottosegretario al ministero del Lavoro (1917–19) e fu poi ministro delle Colonie (1920). Negli anni seguenti svolse un’intensa attività pubblicistica, sforzandosi di dare una base dottrinale al radicalismo. Contrario al fascismo, partecipò alla secessione dell’Aventino (1924); messo a riposo come consigliere di stato (1926), si ritirò a vita privata, dedicandosi agli studi storici. Dopo il 1942 riprese l’attività politica e partecipò alla lotta clandestina contro il regime. Esponente del Partito democratico del lavoro, fu ministro senza portafoglio (giugno-dicembre 1944), dei Lavori pubblici (dicembre 1944-giugno 1945) e poi presidente del Consiglio di stato (1945–48). Nel 1947 R. presiedette la Commissione dei 75 incaricata di redigere la costituzione della Repubblica. Senatore di diritto (1948–53), presidente del Senato (marzo-giugno 1953), fu presidente del CNEL (1958–59) e dal 1963 senatore a vita.