Stefano Bisi non vuole consegnare gli elenchi dei fratelli del Grande Oriente d'Italia all'Antimafia: "Noi collaboriamo con tutte le istituzioni. Ci dicano chi sono i malavitosi e noi prenderemo provvedimenti"
Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, e il presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi (foto LaPresse)
Roma. “Noi collaboriamo con tutte le istituzioni della Repubblica, e naturalmente anche con la commissione Antimafia, ma collaborare con l’Antimafia non vuol dire consegnare gli elenchi dei Fratelli vuol dire che possiamo collaborare se ci sono necessità”. Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, dice no alla richiesta dell’Antimafia. “Abbiamo partecipato - spiega al Foglio - a una prima audizione, poi a una seconda audizione, parlando due ore ciascuna. Io ho fornito la costituzione e il regolamento del Goi e ho fornito tutte le informazioni di cui sono a conoscenza. C’è una cosa però che non capisco. Se ci sono sospetti di infiltrazioni, siccome la responsabilità è individuale, ci dicano chi sono i malavitosi e noi prenderemo provvedimenti”.
Bisi ricorda che il Goi è impegnato nel “sostenere la costruzione di un impianto di illuminazione del campo sportivo di Norcia. Vede, anche i massoni cercano la luce… Siamo impegnati, poi, a contribuire alla ricostruzione del liceo musicale di Camerino”. La trasparenza, che il Goi più volte ha propugnato, “non è un errore, anzi è necessaria. Sul nostro sito ci sono tutte le attività che ci facciamo. Ma un conto è rendere noti gli scopi e i nomi dei vertici, un altro conto chiederci di diffondere i nomi di tutti i fratelli. A che fine, peraltro?”. Secondo lei potrebbe diventare una nuova lista di proscrizione? “Sì, si passerebbe dalla caccia alle streghe alla caccia all’uomo, con evidenti pericoli per le persone, perché il pregiudizio antimassonico presente nel nostro paese vede la massoneria genericamente intesa come la responsabile di alcuni mali. In giro possono esserci soggetti anche fragili che potrebbero vendicarsi sui Fratelli per problemi che hanno nella vita. La rivista del Califfato scrisse, dopo l’uccisione di un prete in Francia, di distruggere chiese cattoliche sinagoghe e logge massoniche”.
Insomma, dice Bisi, in Italia non è che si possono fare delle leggi e poi non osservarle. Alla commissione Antimafia, che mi ha chiesto di consegnare gli elenchi dei Fratelli, ho spiegato che mi istigavano al compimento di un reato. Nel 2003 è stata approvata una legge sulla privacy, la quale permette la riservatezza dei dati sensibili, le appartenne culturali, filosofiche, le inclinazioni sessuali e anche l’appartenenza a un’associazione come il Goi è un dato sensibile”. Perché, si chiede Bisi, “io devo essere obbligato, anche se non ho incarichi pubblici, a dire a quale associazione appartengo? Se tra noi c’è il sospetto che ci sia l’infiltrazione di un malavitoso e ci viene detto, prendiamo provvedimenti disciplinari, tenendo conto che il Goi ha controlli interni significativi, con ispettori regionali, ma non abbiamo i poteri delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria. Possiamo fare un controllo sociale”.